mercoledì 26 dicembre 2007

tra Leggenda e Realtà..

Si pensa, che di draghi non ce n'è più neanche uno. E neppure di prodi cavalieri. E neppure l'ombra di una principessa che vaghi per foreste misteriose, incantando col suo sorriso cerbiatti e farfalle. Pensiamo, talvolta, che la nostra sia un'età senza più frontiere, senza più avventure. Il destino è al di là dell'orizzonte; quelle ombre che passavano al galoppo, rilucenti, si sono ormai dileguate. Che bello, sbagliarsi! Principesse e cavalieri, incantesimi e draghi, avventura e mistero... non solo sono qui pure adesso, ma sono tutto quel che c'è e c'è sempre stato! Nel nostro secolo, hanno mutato d'abiti, s'intende. I draghi indossano uniformi, oggi, vanno in giro in assetto di guerra, in tenuta da pronto intervento. I demoni della società, stridendo, piombano su di noi se solleviamo gli occhi da terra, se ci azzardiamo a svoltare a destra laddove ci hanno ordinato di girare a sinistra. Talmente astute si sono fatte le false apparenze che principesse e cavalieri possono celarsi gli uni alle altre, possono celarsi persino a sé medesimi. E tuttavia maestri di realtà vengono ancora a noi, in sogno, a dirci che non abbiamo giammai perduto lo scudo che occorre contro i draghi, che sta in noi cambiare il mondo come ci pare e piace. L'intuito non mentisce allorché ci bisbiglia: Non sei polvere, tu sei magia!

lunedì 24 dicembre 2007

tingere..

Io Artista Pittore
Passo le ore a disegnare il dolore
Tu invece incuriosita
Fai della vita
Un’allegra gita..
Da Te dottore
Sto imparando
A tingere
I miei giorni D’amore…

venerdì 21 dicembre 2007

a caccia...

Ch’io sia predatore capace o meno,
non ha valenza,
ma l’innesco della caccia,
mi risveglia l’appetito,
è il gusto più per l’inatteso
che per la preda stessa,
più per l’astuzia e la manovra
che per la ricompensa,
quanto più è attesa, la preda,
tanto più è facile l’errore,
l’ansia e la paura di fallimento mi precipita,
sfracellando il risultato.
Ma se invece.. l’ignara, che sì m’andrebbe,
ma d’aperitivo,
e mai sazierebbe il mio appetito,
si facesse vittima volontaria,
tanto da passarmi di sotto al naso,
Allora un’altra voglia
s’affaccerebbe al mio istinto;
soave vellutato sapore della caccia,
Essa stessa come carne succulenta.

mercoledì 12 dicembre 2007

..guarda e passa.

Raccogliendo il giorno nella notte, naufrago nell’ignavia, e il terzo canto del poeta ben poco ha illuminato le folle, troppo semplice, non schierarsi, troppo semplice non esporsi… troppo semplice e basta.. Nulla sdegna l’animo loro nulla consuma né meraviglia.. oggi ingrassano… e non osano oggi parlano e non pensano… scuotono le spalle e s’alleggeriscono… oggi più presenti di ieri affollano le code… per la spesa, e si lasciano condurre.. senza domande.
« Ed elli a me: "Questo misero modo
tegnon l'anime triste di coloro
che visser sanza 'nfamia e sanza lodo.
-
Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
-
non ragioniam di lor, ma guarda e passa". »

giovedì 6 dicembre 2007

.. a volte...

Che cos’è il Dolore? Se dovessimo parlare di una sensazione fisica, allora tutto si ridurrebbe a poche righe, ma altri intenti mi spingono a parlare di quel altro, emotivo,irrazionale, che spezza qual cosa dentro,qual cosa d’indefinibile, ma altrettanto reale che toglie ogni pensiero.. e dura tutto il tempo che ci vuole, e anche dopo tanto, ogni tanto fa in modo di farsi ricordare.. a noi solo il compito di rispondere al suo richiamo, lottando, urlando, assecondandolo, non c’è altra via, non è possibile respingerlo, ma solo preparare il cuore ad ogni sua ferita.. IL Dolore non spazza via la sostanza, spazza via le cose in più, le cose superflue, l’importante è che noi siamo intelligenti e lo capiamo.

domenica 2 dicembre 2007

......a.......

Sono le tre e dodci del mattino, sono sveglio…ho rullato una sigaretta, ascolto musica , e pensavo, che è davvero difficile capirsi, anche parlando la stessa lingua, anzi credo che paradossalmente sia ancora più complesso, trasformare in immagine il proprio sentire è cosa vana , vorrei non dovere più parlare con nessuno, e vivere nel silenzio, rispondendo solo, con sorrisi e boccacce, per descrivere ciò che sento coreogafando il tutto con qualche gesto.. si chiama comunicazione non verbale. OH!le mie parole tanto amate e pesate, quanto inutili e prive di ogni logica a distanza di.. tempo.. bisognerebbe indire..la giornata mondiale del silenzio… per svuotarsi un po’, per sorridere di più..con un sottofondo di blues..lasciando le note libere in voli acrobatici..come le frecce tricolore, e la folla che ammira in silenzio… Vivo di parole. Le monto, le smonto, ci gioco. Le lambicco. Le uso come i bambini usano i Lego: un mattoncino, poi due, poi su, su, fino a costruire le architetture più complicate. È facile trovarle, per me, le parole: le penso, e sono lì pronte, formate in una frase. Mi escono facili come il respiro: una alito e sono sulla pagina. Dono naturale, di cui non ho mai avuto merito e non mi faccio vanto. C’è chi sa disegnare, chi cantare. Io scrivo. Dalla prima volta che ho preso la penna in mano, ho saputo che quello strumento era per me il mondo. Che le parole erano roba mia. Ne intuivo a naso il significato, e l’uso acconcio. Come i musicisti ad orecchio distinguono le note. Uguale.Ti rispettano quando sai usare le parole. Ti invidiano. E un po’ hanno paura di te. Parli, ti ascoltano. Scrivi, ti leggono. Fra te e loro la parola crea una distanza, perché tu la padroneggi e loro la subiscono. Ti odiano e ti amano, perché ogni suddito odia ed ama il suo tiranno.Amo le parole. Sono il mio rifugio, la mia compagnia. Le amiche che non mi tradiscono mai.

giovedì 29 novembre 2007

infelici.. e non..

Qualcuno mi raccontava che la nostra generazione è composta da infelici, Zombie che si trascinano, non era una vera e propria affermazione, ma una domanda, ad una percezione reale, cosa penso io? Veramente? Cerco di essere più obbiettivo possibile e ora mi sento lontano da influenze emozionali che periodicamente colpiscono un po’ tutti, mi sento abbastanza neutro, ne troppo ottimista né il contrario, sufficientemente in equilibrio tanto da sorseggiare, un caffé bruciato e non mi lamento.. La nostra generazione… Io non mi sento di appartenere ad una generazione precisa, anche perché gli insiemi e i sotto insiemi sarebbero davvero infiniti. Quindi io escluderei il concetto d’insieme e di ghettizzare una fetta di persone con il nome di Generazione, e osserverei… la moltitudine e il suo essere o non essere Zombie.. probabilmente non riesco ad avere un opinione certa sulla questione (molto generica), direi che di Zombie ce ne sono.. ne ho visti tanti, e a volte mi ci sono sentito anche.. però direi che ce né di tanti altri che sicuramente non lo sono e mi ci sono sentito anche. Invece, penso alla limitatezza della percezione che io, o chiunque altro potrebbe avere per ogni tipo di circostanza, percezione limitata alla distanza dei nostri limitati sensi rispetto alla condizione abituale della nostra vita. Forse è più coretto pensare che lo siamo un po’ tutti e non lo siamo affatto… nella stessa misura.

sabato 17 novembre 2007

SMTP.... protocolli...

Convenzioni e maschere, partiamo da qui... e accuso i così detti “liberi”... e mi ci metto nel mezzo... liberi di esprimere di pensare di agire al di fuori di convenzioni, dogmi, protocolli, regole da seguire… per abitudine perchè così fan tutti… e per me va bene.. ma anche per i ben pensanti…che sgusciano nella libertà dei fatti loro non condividendo… ma rispettando , ma spesso additati per diversi (da non fraintendere).. si si, ma loro, noi, ci sguazziamo in questa diversa libertà, e spiacere è il mio piacere, come dice il Guccio in Cirano.. tutto fila, noi filiamo diversi bellissimi illuminati… e ci piace un sacco sentirci diversi… ad esserlo veramente… E adesso il ma, si perché c’è sempre il ma… il dubbio la discussione l’introspezione di noi, liberi, e forse incatenati in questa libertà…che limita ogni divenire ed evoluzione è solo per il suo nome… ci s’impunta in idee bizzarre. Liberi da maschere e convenzioni, più concettuali che reali, facili compromessi frantumano le barriere del presunto “fuori degli schemi”… e a volte è più anarchico seguire una regola… che il non farlo.

venerdì 16 novembre 2007

Quando piove…

Quando piove… come oggi, un senso di nostalgia mi assale, scioglie tensioni e rilassa i muscoli, assopisce i pensieri, sul orlo del mondo a lavare le coscienze. Ricordi, ritornano prepotenti affacciandosi alla finestra della memoria… vividi e reali come il presente..Ma poi l’acqua cancella anche quelli.. scivolandoli via sul parabrezza trafitto da gocce..E resta solo quella che mitraglia sulla cappotta… proiettili che si sfracellano sulla carrozzeria…Nostalgia…compone il momento… in armonici ticchettii… frusciando nelle orecchie, sorrido.. e mi lascio bagnare…

mercoledì 14 novembre 2007

forgettable or unforgettable

La maledizione degli uomini è che essi dimenticano. Occorrono anni per costruire e attimi per distruggere… e do in pegno tutto ciò che ancora ho: la mia carne, le mie ossa, il mio sangue e il cuore che lo pompa, ho camminato per la mia strada fino ad oggi.. affinché non ceda all’oblio… per perdermi in sciocchi intrighi che più e più volte mi hanno corrotto. Ho costruito castelli nel vuoto... sgretolandosi nelle mie mani come sabbia… ho inseguito invano certezze su piccoli cervelli, ho agito e ammirato il cielo per cercare più alti intenti, ma non si può guardare troppo a lungo il sole.

mercoledì 31 ottobre 2007

..ma ne moriremo privi... ( ? )

Nasciamo da condivisione, ma ne moriremo privi. Appartenersi così da condividere anche il silenzio, in silenzio, utopica telepatia del sentire, oltre ogni limite, eludendo spazio e tempo, cullarsi a vicenda, in armoniche sfumature di respiro. Ineluttabile separazione…di condivisione… ma ci spero, ma ci credo…nonostante… Nasciamo da condivisione, ma ne moriremo privi.

lunedì 29 ottobre 2007

... ehm... ciack!

Vedere un film è come immergersi in un sogno, un sogno di due ore, poi il risveglio un po’ intorpidito come dopo un buon sonno, in bilico, tra finzione e realtà, pian piano recupero e torno alla vita, la mia, e un po’ di nostalgia, devo ammettere... l’avverto. Nostalgia per quel legame che nasce all’inizio e muore alla fine con i titoli di coda, e durante la proiezione, io, gli amo tutti, il protagonista, i personaggi periferici, ma essenziali, il cattivo di turno ( se c’è), e m’immedesimo, nella vicenda e divento loro… fino alla fine. La fine che poi non c’è mai... perché poi c’è il risveglio in sala, si accendono le luci… ed un brusio di commenti sparsi per ogni dove cresce…e che prosegue durante il pascolo per l’uscita.. per disperdersi poi all’esterno… e la realtà irrompe come il sole al mattino, e un po’ continuo con il mio film, cercando un ruolo ed un evolversi di quel che ho, attendendo, come nei film quel evento che muterà inevitabilmente il corso della mia abitudine con colpi di scena fino al epilogo e i mei amati titoli di coda, e sogno, e penso, a quello che è, e quello che potrebbe cambiare…, ma le storie più belle sono quelle in cui pensi che potrebbe accadere di tutto, e poi invece non succede nulla…

sabato 27 ottobre 2007

... e... Se...

Se dovessi elencare tutte le cose che sto pensando in questi giorni, non basterebbero mille righe. Se tutto quello che sto ideando, progettando, rifinendo, avesse una conclusione, potrei diventare ricco e famoso, addirittura. Se non sapessi come possono andare male le cose, scriverei questo post in corpo 72, e avrei un sorriso meno dolce di quello che ho adesso... Se avessi lo spazio mentale di pensare a qualcos' altro rispetto alle mille cose che stanno accadendo, scriverei qualcosa di diverso, qui. Se non continuassi ad amare la scrittura visceralmente come faccio, avrei fatto passare qualche altro giorno prima di aggiungere delle parole a questo blog. Se amici e conoscenti si sposassero con il ritmo con cui stanno convolando a nozze tutti in questo periodo, passerei i fine settimana in giro per matrimoni e basta. Se le giornate fossero di trenta ore, avrei comunque poco tempo per fermarmi a respirare… Se la smettessi di farmi domande, avrei modo di accorgermi che sto tirando troppo la corda…

venerdì 26 ottobre 2007

... il lato oscuro... della...

C’è sempre un’altra faccia della medaglia, quella in ombra, quella che non si mostra, quella che attende il momento migliore, come il più acuto dei predatori. La metà oscura non si accontenta, non conforme a protocolli di comportamento, è sempre più istintiva della facciata da mostrare, il mio oscuro io è più consapevole dei suoi pregi, e ora lui è fuori, lui decide, lui si mostra nella fierezza dell’egoismo, non cede il passo e prende tutto, o al contrario, nulla. È l’espressione reale di chi io sia, nella pienezza della mia crudeltà mi presento, e non m’inganno con speranze, né false promesse, non prometto né pretendo, nulla eccetto che... rispetto.

martedì 23 ottobre 2007

a... modo mio..

Sono un ottimista, non lo direi se non lo fossi, un ottimista non è chi riesce a vederlo mezzo pieno, quel dannato bicchiere, l’ottimista lo vede mezzo pieno nonostante il bicchiere è chiaramente mezzo vuoto, mi spiego, se le cose dovessero andar bene, ma proprio bene bene, no anzi benissimo, insomma, lavoro soddisfacente ottimi guadagni, una vita sentimentale sempre al top, e chiaramente la salute che retrocede giusto perché m’è venuta in mente ora e non ho voglia riordinare…i pensieri ivi giunti, dicevamo? sì la salute che chiaramente è al primo posto, e?, cosa manca? Amore, Lavoro, Benessere (incredibile mi sembra l’oroscopo di telesette )… si è tutto, insomma l’ottimista non lo è se tutto va bene, che diamine!! Sfido chiunque a non essere ottimisti quando tutto fila liscio (come la famiglia del Mulino Bianco), la difficoltà è esserlo quando tutto, o buona parte, non s’incastra esattamente con le nostre esigenze e o speranze, poi, va bè ci vorrebbe davvero una statua per chi ha anche pazienza.. e attende oltre ogni limite. L’ottimista è anche paziente, lui non si schioda dal suo essere ottimista, lui è convito... quasi certo che alla fine, il benedetto bicchiere, si riempia…(o si frantumi?? Bo!! ..). Il fatto di frantumarlo poi lo riprenderemo in un altro post magari, secondo me è il massimo dell’ ottimismo, raggiungere l'estasi di vedre un cazzo di bicchiere mezzo pieno ( e già questo… è fantastico) e poi frantumare lo stesso con una consapevolezza più alta.. del "non ha importanza", e qui si manifesta l’ottimista composito (altissimi livelli di ottimismo). Che poi il pessimista… non è altro che un uomo pigro…, Lo vedi mezzo vuoto il bicchiere?… cazzarola!!, solleva le chiappe e fai il rabbocco!!.

domenica 21 ottobre 2007

Dopo....." L' amore"

E quando la stanza è al semibuio in un silenzio teso, assoluto, impressionante... ghinnn! Un gatto, non importa non è mica un giallo! E quando in un pomeriggio caldo… pomeriggio? Mah, non importa… e quando sei lì sopra di lei, fermo, rilassato; anche lei ferma, non si sa se rilassata. Riassumiamo: io avevo avuto l'orgasmo… ghinnn! Niente a che vedere con quelli che mi organizzo da solo, eh! Ma un discreto orgasmo per essere in due. E quando sei li sopra di lei con lo sgardo intelligente dell'uomo soddisfatto… pensi: avrei voglia di fumare, non puoi, perché c'è questo senso bello dei due corpi l'uno sopra all’altro, e senti il tuo poggiare dolcemente con tutti i muscoli rilassati: 80 chili! E pensi: le peserò troppo? È qui ti rovesci sul fianco esattamente un minuto dopo, soltanto un minuto, dopo l'uomo normale e tenti anche una carezza… ghinnn! Per indagare. Già, se lei fosse stata bene, in un certo senso… Riassumiamo: io ho avuto l'orgasmo, lei… non si sa. Del resto non si sa mai! Maledizione. Un complotto. Un uomo va con una donna una volta, due volte, dieci volte e non sa mai se lei… Difficile anche da chiedere, eh! Generalmente la domanda è: sei stata bene?... Più piano, con dolcezza, eh (sottovoce): sei stata bene? E di là: sì certo... Certo cosa? Come mi fa incazzare la gente che non vuol capire. Mi spiego meglio, scusa, no, voglio dire, per l’uomo è chiaro no? Cioè, si vede, quando arriva al massimo, come dire è evidente, c'è la prova! Sì, ma lei… voglio dire, le donne, come funzionano? Maledizione, non c'è la prova! È per questo che si sta qui nudi come un cretini a domandarci com'è andata: e allora viene fuori la naturalezza, la tecnica, e il gesto stonato, e il non tener conto dell'altro e ti-tic e ti-tic e ti-tic… e i tempi diversi, e la sintonia e la pienezza, e Wilhelm Reich e ti-tic e ti-tic… e l'abbandono e il perdersi… "E io mi perdo e tu non ti perdi"… e ti-tic e ti-tic… Un lavoro di coscienza, di precisione, è la partita doppia degli orgasmi! Intanto la luce filtra appena dalla finestra, una luce bianca, silenziosa, bellissima… non importa, non siamo mica qui per fare delle fotografie, dài! E ti-tic e ti-tic e ti-tic… La rivincita?! No, per carità, non potrei… già, e perché prima potevo?… che mistero. Lei potrebbe ancora, potrebbe sempre… anche quella lì è bella eh?! Silenzio, silenzio di tomba, non può durare questo silenzio. Si sente un gorgoglìo: blo-blo-blo-blob, ah non è niente, una pancia, blo-blo-blo-blob, sono liquidi che si muovono, si spostano, normalissimo, non mi fanno paura le cose scientifiche, blo-blo-blo-blob. Però una pancia che brontola è sempre un po' fastidiosa, eh: non si sa mai se è la sua o la mia. Bisognerebbe amarla una pancia, voglio dire… dentro, invece di restare sempre in superficie. Bisognerebbe amare tutto di una persona, il fegato, lo stomaco, la coratella! Bisognerebbe esporle le cose, farle vedere. Guarda le stelle marine, sempre con lo stomaco di fuori. Poi mica discorsi eh! Mai viste far teorie sull'amore, le stelle marine. Bisognerebbe parlare di meno e andare in giro con tutto di fuori. Oddio, Non so se lei mi piacerebbe col fegato in mano. Mancanza di abitudine, bisognerebbe studiare un po' d’anatomia, si fa per dire, invece di fare l'amore così a cazzo! L'ho sempre detto: se vuoi sciupare l’amicizia con una persona… facci all'amore. E dopo? Ci vuole troppa comprensione per trasformare in dolcezza una cosa venuta male. Ti rimetti la camicia, lentamente, ti allacci una scarpa e questa operazione ti sembra che duri tutto il pomeriggio. Pomeriggio? Non importa… ti-tic ti-tic ti-tic ti-tic…

venerdì 19 ottobre 2007

buona notte...

Se l’aveste conosciuta, avreste potuto amarla, oppure l’altro sentimento, non quello che state pensando, non l’odio, non si può odiare un cane, benché lei fosse davvero estranea alla razza, però avreste pensato a lei come qualcosa d’invadente di insostenibile, d'irruento, questo era Alice. Un meticcio, o come siam più abituati, un bastardino, ma Lei era molto di più di questo, Alice era aerodinamica e incredibilmente perfetta nella sua simmetria, strutturalmente simile ad un dobermann, ampia cassa toracica, ed un ventre piattissimo,un fascio di muscoli sempre in tensione, amava correre, era velocissima avrebbe ottenuto rispetto anche dal migliore dei levrieri da corsa, lei correva fino a che non gli esplodessero i polmoni, per correre ancora senza più fiato, così era felice.. e mi guardava. Alice non riusciva a stare ferma un momento, era sempre all'erta, qualcuno direbbe esagitata, era incantevole anche per questo, quando si dice di qualcuno che è l'ombra di qualcun altro, lo si può dire di Alice nei miei confronti, letteralmente non viveva se non era con me, un amore così viscerale io... non lo avevo mai incontrato.. adesso dormi amore... sogni d'oro.
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P.S. Lei sogna dal 28 maggio 2003...

mercoledì 17 ottobre 2007

le conseguenze dell'amore

Progetti per il Futuro:
Fare Attenzione Alle Conseguenze Dell’Amore.
Quali conseguenze? Perchè prestarne attenzione? Il re dei disordinati arriva puntuale, l’amore, ma per chi? Per una donna? Per un amico? per una coppia di nobili decaduti? O semplicemente per la vita...Tanto da terminarla in modo rocambolesco, non avendo alternative in una gabbia ordinata come la “vita” di Titta Di Girolamo, ma nel suo caso la sola possibilità dell’ amore ne fa saltare la gabbia…

martedì 16 ottobre 2007

.... vita da strega

Un giorno, il giovane re Artù fu catturato ed imprigionato dal sovrano di un regno vicino. Mosso a compassione dalla gioia di vivere del giovane, piuttosto che ucciderlo, il sovrano gli offrì la liberta, a patto che rispondesse ad un quesito molto difficile: "Cosa vogliono veramente le donne?" Artù avrebbe avuto a disposizione un anno, trascorso il quale, nel caso in cui non avesse trovato una risposta, sarebbe stato ucciso. Un quesito simile avrebbe sicuramente lasciato perplesso anche il più saggio fra gli uomini e sembrò al giovane Artù una sfida impossibile, tuttavia,avendo come unica alternativa la morte, Artù accettò la proposta, e fece ritorno al suo regno.Ivi giunto, iniziò a interrogare chiunque: la principessa, le prostitute, i sacerdoti, i saggi, le damigelle di corte e via dicendo, ma nessuno seppe dargli una risposta soddisfacente. Ciò che la maggior parte della gente gli suggeriva era di consultare una vecchia strega, poiché solo lei avrebbe potuto fornire la risposta, ma a caro prezzo, dato che la strega era famosa in tutto il regno per gli esorbitanti compensi che chiedeva per i suoi consulti. Il tempo passò... e giunse l'ultimo giorno dell'anno prestabilito, così che Artù non ebbe altra scelta che andare a parlare con la vecchia strega, che accettò di rispondere alla domanda, solo a patto di ottenere la mano di Gawain, il più nobile dei Cavalieri della Tavola Rotonda, nonché migliore amico di Artù! Il giovane Artù provò orrore a quella prospettiva...la strega aveva una gobba ad uncino, era orrenda, aveva un solo dente, puzzava di acqua di fogna e spesso faceva anche dei rumori osceni!Non aveva mai incontrato una creatura tanto ripugnante. Perciò si rifiutò di accettare di pagare quel prezzo e condannare l'amico a sobbarcarsi un fardello simile! Gawain,venuto al corrente della proposta, volle parlare ad Artù dicendogli che nessun sacrificio era troppo grande per salvare la vita del suo re e la tavola rotonda, e che quindi avrebbe accettato di sposare la strega di buon grado. Il loro matrimonio fu pertanto proclamato, e la strega finalmente rispose alla domanda: "Ciò che una donna vuole veramente è essere padrona della propria vita". Tutti concordarono sul fatto che dalla bocca della strega era uscita senz'altro una grande verità e che sicuramente la vita di Artù sarebbe stata risparmiata. Infatti il sovrano del regno vicino risparmiò la vita ad Artù, e gli garantì piena libertà. Ma che matrimonio avrebbero avuto Gawain e la strega? Artù si sentiva lacerato fra sollievo ed angoscia, mentre Gawain sicomportava come sempre, gentile e cortese. La strega al contrario esibì le peggiori maniere... mangiava con le mani,ruttava e petava, mettendo tutti a disagio.La prima notte di nozze era vicina, e Gawain si preparava a trascorrere una nottata orribile, ma alla fine prese il coraggio a due mani, ed entrò nella camera da letto e... che razza di vista lo attendeva!Dinnanzi a lui, discinta sul talamo nuziale, giaceva semplicemente la più bella donna che avesse mai visto! Gawain rimase allibito, e non appena ritrovò l'uso della parola (il che accadde dopo diversi minuti), chiese alla strega cosa le fosse accaduto. La strega rispose che era stato talmente galante con lei quando si trovava nella sua forma repellente che aveva deciso di mostrarglisi nel suo altro aspetto, e che per la metà del tempo sarebbe rimasta così, mentre per l'altra metà sarebbe tornata la vecchiaccia orribile di prima. Chiese quindi a Gawain quale dei due aspetti avrebbe voluto che ella assumesse di giorno, e quale di notte. Che scelta crudele! Gawain iniziò a pensare all'alternativa che gli si prospettava: una donna meravigliosa al suo fianco durante il giorno, quando era con i suoi amici, ed una stregaccia orripilante la notte? O forse la compagnia della stregaccia di giorno e una fanciulla incantevole di notte con cui dividere i momenti di intimità?Voi cosa avreste fatto? La scelta di Gawain è distante solo un paio di righe... ma non leggete, finché non avrete fatto la vostra scelta!
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Il nobile Gawain disse alla strega che avrebbe lasciato a lei la possibilità di decidere per se stessa. Sentendo ciò, la strega gli sorrise, e gli annunciò che sarebbe rimasta bellissima per tutto il tempo, proprio perchè Gawain l'aveva rispettata, e l'aveva lasciata essere padrona di se stessa!La morale di questa storia? Non importa se la tua donna è bella o brutta, se è intelligente o stupida..in fondo in fondo è sempre una strega!!!

domenica 14 ottobre 2007

da goccia a goccia

Io l' ho vissuta così: lei, dopo sei anni capisce e se ne va. Quello che l'ha portata a quella decisione io posso solo percepirlo dopo attena riflessione, ma solo ora che son passati due anni, ed il rospo è bello che digerito, ignoro i complicatissimi meccanismi che hanno portato un impetuoso (per me ignaro) risultato... quello che ricordo è che una delle corde portanti che mantenevano salda la vela della mia vita, improvvisamente si recise con un taglio netto, e a seguire una concatenata e disastrosa reazione che la fisica potrebbe spiegare con regole appropriate, così come accadrebbe ad un vascello, mentre in pieno maestrale, una delle corde portanti cedesse ammainando improvvisamente le vele, il panico e lo stupore coglierebbe anche il più esperto ed audace dei lupi di mare con un indomabile nave da placare, ferita, lacerata.. con il rischio di un naufragio. a volte la capacità di reagire è davvero sorprendente che quasi non credi nell'impresa del tuo sudore. L'abilità di ricostruire su rovine di ieri è come muovere un braccio, naturale, dopo un' attenta riabilitazione, vedo con occhi nuovi i vecchi errori e scorgo il meraviglioso in una goccia di rugiada.. che mi riscalda il cuore e guarisce ogni ferita.

sabato 13 ottobre 2007

silenzio


Silenzio.. eppur lo sento..
uguale il suo rumore...
Silenzio...
lui c'è sempre
in sottofondo...
quando tutto tace lo si avverte...
Ed è Silenzio
...
come me uguale... taccio..
..e lo sento...
Silenzio...

giovedì 11 ottobre 2007

Reminiscenze



Rimuginai più volte su versi
che io dal mio profondo
ti potessi Donare....
Interrogare il Profondo
è cosa vana
Esso parla quando vuole,
nei soli momenti di Furore..

tra miti, leggende e....poesia

In assenza d’assenzio, mi concedo un momento, un momento, quanto può durare un momento? Distillato estratto dalla pianta, che ne cede il nome, combinato con altri aromatici ingredienti per esaltarne il gusto. L’assenzio si è affermato anche con l'epiteto Fée Verte (Fata Verde) per il colore del liquore finale. Quello che si gusta oggi non è quello di una volta. Le leggende narrano della "componente magica", (forse laudano) che ne alterava gli effetti, più che l' alcol, da renderlo poi illegale, ma protagonista delle vicende dei grandi poeti, quelli maledetti, capace di portarli alla dannazione e all' estasi suprema, risvegliando in loro chiaroveggenze, aprendogli una finestra su mondi strabilianti, incatenandogli l’anima ed elevandoli nell’olimpo dei grandi immortali. Ad averne ora, anche un sorso, dello stesso fascinoso nettare, ma oggi è più simile ad un' alcolico amaro d' erbe, ed io mi limito solo a provincialismi da "Primitivo"(magari di Manduria) e a fantasticherie d’altri tempi.

mercoledì 10 ottobre 2007

notturno delle tre...

Mi succede, come oggi, di essere solidale a quella parte di persone che si definiscono insonni, certo non mi vanto di tanto accanimento anche se credo non sia una scelta, ma una situazione spiacevole se perdura. Nel mio caso quando accade, vedo il mondo che dorme, o ridimensionando, la mia città. Un dittamo di torpore e silenzio governa l'ambiente, la periferia è pressoché deserta, illuminata da lampioni al sodio, che mutano il tutto con un leggero velo d'ambra, e come oggi, un ovattato scintillio di nebbia immerge la panchina di cemento, il bidone dei rifiuti all'angolo, le transenne dei lavori in corso, e un randagio che taglia in diagonale il mare di nuvola, una lista interminabile se dovessi elencare tutto ciò che vedo, e anche quello che non raggiungerei nella vista panoramica impostata. Migliaia di particolari sfuggono nell'insieme di quartiere. Meraviglioso! paragonabile ad un dipinto post moderno di un artista emergente, dove dotti critici riuscirebbero a decifrarne l'emozioni ed il vigore, esprimendo a parole quello che a me invece commuove e lascia senza fiato. Continuo a perdermi nella notte che culla i miei pensieri, e si manifesta in tutto il suo silenzioso bagliore... per scomparire piano alle prime luci dell'alba.

martedì 9 ottobre 2007

Post it


Oggi siamo davvero oberati di impegni fasulli e quotidiani incontri che fanno in modo che ci ritroviamo a sera e non sappiamo come ci siamo arrivati. La frenesia del nuovo mondo, che ci si stressa già a 20 anni, perdendo di vista noi stessi, cosa vogliamo e chi siamo. Domande che inseguono l'uomo da una enormità di tempo, ma per ognuno di noi una risposta dovremmo averla trovata. E se così non fosse, appuntiamo un post it, per ricordarci di farlo...

giovedì 4 ottobre 2007

doppini a mezzanotte


Per call center s'intende l'insieme dei dispositivi e delle risorse umane atti a gestire, in modo ottimizzato, le chiamate telefoniche da e verso un'azienda. L'attività di un call center può essere svolta da operatori specializzati e/o risponditori automatici interattivi IVR. Gli operatori e i risponditori automatici possono offrire informazioni, attivare servizi, fornire assistenza tecnica. Una chiamata in ingresso può essere accodata in attesa (spesso con musica) di una risorsa telefonica (un operatore o un IVR). Tali dispositivi permettono sia di collezionare informazioni di performance sul livello di servizio offerto, sia di far lavorare gli operatori con l'ausilio di un computer per ottenere informazioni ausiliare sul chiamante, è possibile ottenere sia il numero del chiamante che il numero digitato sulla tastiera telefonica. esiste un sistema informativo direzionale in grado di calcolare dati aggregati quali le chiamate evase, i tempi medi di attesa e di servizio (applicando la teoria delle code), le pause degli operatori, le chiamate perse e quelle dissuase. Il ruolo tipico dell'Information Tecnology è appunto quello di automazione del lavoro, controllo gerarchico ed automazione dei flussi informativi. Tali sistemi pongono problemi di privacy dei lavoratori perché talvolta prevedono opzioni di ascolto muto (intercettazione) delle chiamate fra cliente e dipendente e la loro registrazione in formato digitale.
Nella fattispecie il call center è l’incubo di clienti ed operatori, i primi ignari si perdono nei labirinti dei su detti IVR alla ricerca perduta del operatore in grado di adempiere la richiesta, ma il più delle volte verranno rimbalzati ancora nel risponditore automatico per errato instradamento della chiamata, alcuni impavidi o disperati giungono stremati alla meta, ma alla fine le risoluzioni e/o le informazioni ricevute non soddisfano quasi mai la richiesta. I secondi invece, quelli dell’altra parte del doppino, i depositari della conoscenza, altro non sono, che risorse formate, dalle aziende con contratti precari, o al limite del ridicolo. La qualità del lavoro, invece, soggetta a stress, da 100 chiamate in coda ed i famosissimi (per i tecnici del settore) tempi di conversazione, sempre più brevi, non menzionando, l’eventuale possibilità del controllo a distanza, a volte causa anche di richiami ufficiali discutibili. I call center, rappresentano un muro di gomma invisibile che le aziende hanno creato ed evoluto con gli anni per evitare scontri diretti con i consumatori a discapito di questi ultimi e dello stesso muro di gomma umano che intermedia esigenze a strategie.

martedì 2 ottobre 2007

magia e cuore..

“Certe volte pensi che uno sia "orso" perché così appare. Poi, un giorno per caso, scopri in internet che uno che si chiama come te va , di notte nella foresta, il 15 luglio, a sentire l'armonia della natura. E allora ti spieghi i suoi silenzi, la sua aria pensierosa. E ti spieghi anche perché ti è sempre stato simpatico quell'orso dal sorriso tenerissimo. Sei veramente una "grande anima sensibile".Non avere paura della solitudine e della stronzaggine di tanti umani. TI VOGLIO BENE, Zio Nico”


Questo quando le casualità combinano insieme magia e cuore..

Sono oramai 13 anni che ogni anno il 15 luglio , insieme a quello che è il mio “migliore amico” trascorro un intera notte in una foresta, e da appena due anni, abbiamo deciso di condividerne in rete alcuni momenti mediante video. Le prime righe che leggete sono esattamente copiate ed incollate, dalla mail che mi ha inviato Zio Nico, che casualmente si è imbattuto nel nostro video, dovevo riportarle qui per spiegare meglio la magia del 15 luglio di cui ora anche lui ne è protagonista. Le motivazioni che ci spinsero 13 anni fa, oggi non hanno più lo stesso valore, quello che invece lo ha, è la promessa, la promessa che ci facemmo, che ogni anno in qualunque circostanza il 15 luglio noi saremmo stati lì sotto le stelle. Una promessa che rinnova quel sentimento che mi permette di chiamare amico Michele, promessa, che esplode nella magia di quella notte, ricoperta di stelle in misura inimmaginabile che l'occhio del uomo davvero si perde. In silenzio condividiamo singole emozioni che esplodono nel cuore e nella mente, e la foresta è il ventre della terra che ci riporta a se. Lontani come scrive “Lo Zio” dalla stronzaggine di tanti umani, noi consci della nostra differenza respiriamo cantiamo e ridiamo...

sabato 29 settembre 2007

NOI o VOI ? ma chi siete voi? ma chi siamo noi?


NOI SIAMO VOI E VOI SIETE NOI, QUINDI TUTTI NOI SIAMO UN UNICO GRANDE NOI E NOI NON SIAMO QUINDI PIU' DEI VOI PER VOI COME VOI NON SIETE PIU' (E COMUNQUE MAI STATI) DEI VOI PER NOI . SIAMO SOLO NOI.

venerdì 28 settembre 2007

giovedì 27 settembre 2007

Tornanti e Panorami


La perfezione delle rotondità son quasi mistici presagi, sufficiente solo contemplarli, lasciandoli immacolati e perfetti lì come sono, per quanto la tentazione s’incarna nelle viscere, contorcendo le budella, un freno m’impone il culto di quella si fatta per natura ghiandola mammaria che esige regole di forma e posizione binario cardine che fa della simmetria una fede, ponendo identico legame, secondo solo in descrizione o per legge di gravità che spinge lo sguardo più in basso come un tempio con tutte le perfezioni circolari che la geometria comanda, maestose colline più grandi delle precedenti, ma anch’esse precise per simmetria fermano il respiro.. e in silenzio ipnotico seguiamo le sfere danzanti e il sinuoso ancheggio che si confonde nell’ombra.

Aquiloni


La vita di un "uomo" cambia radicalmente quando un evento esterno sconvolge i suoi piani, come aquiloni rigogliosi tendiamo verso il sole sicuri del filo che ci tiene componiamo vorticose acrobazie con le regole assegnate nella limitatezza del filo di nylon, simile ad aquile c’imponiamo al vento in ascese velocissime simili ad aeroplani.. incontrastati libriamo nel circoscritto raggio di nylon. Le casualità sono incluse nel gioco e ci mettono alla prova (per arcani intenti) e il nylon si spezza rendendoci liberi, e si apre uno spazio vastissimo a cui non siamo preparati il panico prende forma e potere dei nostri pensieri, Entropia dogmatica, confonde ogni certezza che si sgretola nel vento come un pugno di sabbia fino all’ultimo granello, poi la disperazione all’limite della follia, spinge i più audaci a seguire tutte le irrazionali scelte che il caos gli offre.. fino a nuovi progetti radicali, inconsciamente terapeutici, quasi a rinnegare quel filo di nylon che tanto ci rassicurava.

Paura degli Insetti?



Cosa direbbero di lui i potenti a telecamere spente? O soprattutto quali progetti per farlo tacere?Se fosse un romanzo di Shakespeare, il monologo di un Re verso il grillo più pericoloso che c’è:

Né quel suo parlare,benché scucito,
era un parlare pazzo.
C'è qualche cosa in lui
su cui la sua tristezza sta covando,
ed ho una gran paura che
la covata sia pericolosa.
Perciò, per precauzione,
ho già disposto di spedirlo
senz'altro “Lontano”
a reclamare il tributo arretrato.
Altri mari, altre terre,
con le lor varie e diverse atmosfere
può darsi che riescano a fugargli
quel qualcosa che gli sta fitto in mente,
su cui batte e ribatte il suo cervello,
estraniandolo tanto da se stesso.
Ché la pazzia dei grandi
non deve rimanere incustodita.

Dopo la fine... titoli di Coda


i morti sono tutti uguali, si è detto, e dunque vanno onorati tutti nello stesso modo, ed è così: i morti sono tutti uguali, ma il giudizio dovrebbe riguardare solo quanto hanno fatto, o non hanno fatto, da vivi. I morti sarebbe meglio lasciarli dormire, e invece essi vengono riesumati e ricomposti di continuo, e usati di continuo per gli scopi più bassi e meschini, col risultato che si continua a raccontare sempre e soltanto la storia di un fallimento dopo l'altro, a cui manca sempre la parola fine, cioè manca sempre un responsabile. In fondo, pensai, è esattamente quello che faccio anch'io. Cercare di dare un senso al mio proprio frammento di presente in quanto presente in cui il passato non smette di crollare"

Cinico


E' l'esatto opposto del partecipativo. Se qualcuno muore sullo schermo, il cinico dirà che in realtà non è morto veramente, alzando il sopracciglio. Se due si baciano, lui dirà "lei non lo ama", ma non con lo spirito che avrebbe il partecipativo, ma riferendosi al fatto che l'attrice che compare in quel momento sullo schermo è fidanzata con un altro noto attore, non con quello che sta baciando. (Nota: il didascalico in questa situazione direbbe lo stesso, soprattutto se quello che viene baciato è un vecchio e ricco magnate e lei ha affisso, nella scena precedente, dei cartelloni con su scritto "E' tutta una finta, voglio solo i suoi soldi.")Durante la proiezione di Casino Royale. Alla scena della tortura di 007, l'uomo seduto dietro di me ha obiettato che Craig Daniels non si stava davvero prendendo delle mazzate sulle palle. Ma forse l'ha detto per esorcizzare quel senso di disagio che tutti gli spettatori maschi stavano provando in sala in quel momento.

martedì 25 settembre 2007

La Voce


La mia culla era a ridosso d'una biblioteca,
tetra Babele in cui romanzi, scienza,
storielle, tutto, la cenere latina
e la polvere greca s'ammucchiavano.
La mia altezza era quella d'un in-folio.
Due voci mi parlavano:
l'una mi diceva, insidiosa e ferma:
"La terra è una gran torta
dal sapore squisito; io posso
(e il tuo piacere sarebbe senza limiti!)
suscitare in te un eguale appetito".
E l'altra: "Vieni oh! vieni a viaggiare lontano
nel sogno, oltre il possibile, oltre il conosciuto!"
Questa cantava come il vento delle rive,
fantasma che vagisce, da chissà dove venuto,
che accarezza l'orecchio e insieme l' atterrisce.
Io ti risposi: "Si, dolce voce!". E a quell'epoca
risale quella che può dirsi, ahimè! la mia ferita
e la mia fatalità. Dietro i tanti scenari
dell' esistenza immensa, nel più nero fondo dell'abisso,
vedo distintamente mondi strabilianti,
e della mia chiaroveggenza estatica vittima
io stesso, mi trascino dietro serpenti
che s'avventano a morsi contro le mie scarpe.
É da allora che, in tutto simile ai profeti,
così teneramente amo i deserti e il mare;
che rido ai funerali e piango nelle feste,
e trovo un gusto soave nel vino più amaro;
che prendo il più delle volte i fatti per menzogne,
e, gli occhi al cielo, cado nelle buche, distratto.
Ma la voce mi consola, dice: " Tieniti i tuoi sogni:
i savî non ne hanno di belli come i matti!"

Gradini

Come ogni fior languisce e giovinezza
cede a vecchiaia, anche la vita in tutti
i gradi suoi fiorisce, insieme ad ogni
senno e virtù, nè può durare eterna.
Quando la vita chiama, il cuore sia
pronto a partire ed a ricominciare,
per offrirsi sereno e valoroso,
ad altri, nuovi vincoli e legami.
Ogni inizio contiene una magia
che ci protegge e a vivere ci aiuta.
Dobbiamo attraversare spazi e spazi
senza fermare in alcun d'essi il piede,
lo spirto universal non vuol legarci
ma su di grado in grado sollevarci.
Appena ci avvezziamo ad una sede
rischiamo di infiacchire nell'ignavia;
sol chi è disposto a muoversi e partire
vince la consuetudine inceppante.
Forse il momento stesso della morte
ci farà andare incontro a spazi nuovi;
della vita il richiamo non ha fine...
Su, cuore mio, congedati e guarisci!

lunedì 24 settembre 2007

Utopia


Tu che mi hai detto sì
tu non sai con chi
stai parlando tu
vuoi vivere con me
ma non sai che io
sto cercando una che non parli,
che cucini, che mi stiri le camicie
e mi lavi anche i calzini…

venerdì 21 settembre 2007

Diventa "principe" e accende un mutuo


Per definizione, il Principe Azzurro è il sogno d’ogni donna, ragazza, bambina da tempi immemorabili, in ogni parte del mondo il fattore comune è l’idea del Principe Azzurro, questo grazie alle meravigliose fiabe le quali hanno caratterizzato l’infanzia di molti, e la Walt Disney ci ha messo ovviamente del suo, con Biancaneve, Cenerentola e le loro eredi come la Sirenetta. Sicuramente, tutto splendido, bellissimo, per chi ha un minimo di sensibilità, l’incanto del lieto fine e la fatidica frase “ e vissero felici e contenti”, chi non mai ha sognato di viverla in prima persona? chi? Tutti, ognuno di noi lo ha sognato e a volte sperato, certo, per i maschietti ammettere un lato sensibile di fronte a Biancaneve potrebbe essere un po’ fastidioso, ma per ora sorvoliamo sui maschietti, infatti, l’argomento prevede come protagonisti il gentil sesso, e l’oggetto del desiderio, sì fatto nelle forme e sembianze del Principe Azzurro con piuma e cavallo bianco.
La consapevolezza odierna per il comune parlare trova che, mai noi pelosi esemplari del così detto “sesso forte” avremo caratteristiche tali da somigliare all’uomo vestito d’azzurro con piuma e cavallo bianco, escludendo a priori la presenza di un castello immerso nel verde, localmente improbabile da raggiungere privi di navigatore gps. Oggi le donne sono convinte che questo stupido supereroe da fiaba privo di personalità, ma in possesso di nobile destriero, non esista e in realtà non è mai esistito, questo ha causato uno scompenso affettivo, il quale le ha portate inevitabilmente a riversare tale mancanza sotto forma di rancore, sul resto dell’umanità d’opposta natura priva di quei requisiti inculcati di generazione in generazione dagli albori del tempo ad oggi.
Ovviamente solo noi eravamo e siamo i soli depositari di speranze e attese che immancabilmente nella realtà sfumano così come ogni giorno sorge il sole, arduo fardello per noi da sopportare in quanto solo il sogno e il desiderio delle dette sognatrici porta il nome di Principe Azzurro, con tutto quel che ne consegue in forma di romanticismo fiabesco che distingue il personaggio, sì perché nell’atto pratico, al momento della scelta ogni desiderio e sogno cede il posto alla concretezza del reale, mettendo da parte anche quei sentimenti che forse dovrebbero pur esistere nel comune vissuto. Concretezza freddamente vista dai miei occhi, in una scelta spinta esclusivamente da presupposti d’affidabilità, nella fattispecie economica per i nostri giorni e un presupposto di continuità futura. Affidabilità che per quanto sembri, una parola positiva, nel contesto smonta ogni ideologia e fondamenta che rappresentavano la base di un rapporto, la volontà del vivere insieme legato da chimica e alchimia che poco si combinano con raziocinio e praticità, che invece governano ora lo scenario collettivo dell’universo in rosa, spinte anche da desiderio d’erede, non tanto per l’infante, ma per l’egoistico desiderio di soddisfare biologicamente quell’istinto che già i primati possedevano.
Dall’altra parte, ci siamo noi quelli che vengono scelti per la continuità della specie, per quanto questo possa apparire squallido e sbrigativo, in realtà è quello che avviene in natura, nelle migliaia di specie animali(e l’uomo non fa differenza), la femmina sceglie il maschio dominante più sano è più forte che possa garantirle una progenie robusta e una più semplice sopravvivenza della razza. I criteri di scelta per la donna, si discostano un po’, ma conservano in ogni caso il bisogno di affidabilità che l’uomo può darle, non più sotto forma di caratteristiche fisiche (quelle ci sono, ma solo dal puro lato estetico e non funzionale), ma quella sicurezza economica necessaria a garantire equilibrio e prosperità nell’ambito famigliare. Ebbene gli obbiettivi sono: il coronamento delle nozze o convivenza, ed un discendente, questi non più conseguenti di una scelta emozionale che inspiegabilmente ci spingeva verso qualcuno rispetto a qualcun altro, ma veri ed unici traguardi da ottenere, il compagno di viaggio resta marginalmente estraneo e di quasi irrilevante importanza.
Ovviamente non credo, o meglio, nutro ancora speranza che questo non vale per tutte, e in qualche parte di mondo esiste ancora colei che attende il suo principe in calzamaglia, e sia pronta a dividere il mondo o un bivano senza posto auto a patto che sia solo con lui…

giovedì 20 settembre 2007

Eco dall'Inferno




Siamo qui per un sogno: il sogno di poter tornare a sognare. Mi basta guardarvi per essere certo che nessuno potrà mai seppellire i nostri sogni. Siamo tutti soli, siamo tutti diversi, ma siamo tutti insieme e condividiamo molte speranze, molte paure, molti ideali. Ho cercato il sogno comune facendo un viaggio dentro me stesso. Siamo Noi con tante celle con dentro migliaia di “Io”. Ci sono Io Presentabili ed Io Impresentabili. Quando andiamo in giro per le strade, scegliamo quasi sempre d’indossare la nostra personalità più presentabile, l’Io da passeggio, o l’Io vestito da sera. Quello che ha maggiori possibilità di sopravvivere, forse perché è la nostra coscienza più mediocre, quella che dice sempre “Sì” o “Ni”, quella che abbassa gli occhi di fronte alle ingiustizie, alla corruzione, alla miseria e al dolore degli oppressi, dei diversi, dei deboli “perché non ti conviene; perché ti metti nei guai; perché va’ con chi vince; perché sta zitto e fregatene, in fondo non sono affari tuoi. Ma la stoffa di questo “Io” da passeggio poi ci soffoca, è una seta gelida, un’anima morta. L’Italia piena di questi sudari che camminano. Allora noi abbiamo cercato caldo all’inferno, perché siamo partiti alla ricerca di Jack, il “nostro” Jack: quello rinchiuso al buio in una gabbia così inaccessibile che nessuno lo potesse sentire, perché era stato “cattivo”, il più cattivo di tutti noi “Io”. Jack quello che dice sempre No, l’insolente, il vagabondo, il sognatore, il ribelle, il rompiballe, la nostra personalità più impresentabile, quello che se non riesce a farsi amare si fa odiare, quello che “tu finirai male, figlio mio”; Jack l’ultimo della classe, il guastafeste, capace d’ingraziarsi i potenti e, quando è in cima ai loro favori, di sbeffeggiarli, ma nessuno lo potrà mai capire perché è un gioco a perdere, un calcio al Potere. Jack, la luna nera. Il condannato. …Ma anche l’uomo capace di sognare di essere un albatro e di volare verso un sole d’oro. Per questo, dovevamo dargli un microfono. Dare il microfono all’Io che teniamo in prigione nel nostro braccio della morte, costituisce un rischio altissimo, per i vecchi noi stessi, per i compromessi che Jack ci farà esplodere dentro, e per la mediocre società, quella che o lo deride, o lo disprezza, o l’ignora; perché Jack è un italiano fuori posto, non etichettabile, quindi incontrollabile e capace di una rivoluzionaria tenerezza sociale. Jack è pericoloso perché si fa continue domande, mentre per noi sono pericolosi quei giornalisti che non se le fanno più, e soprattutto quei governanti che non hanno mai dubbi. Siamo ricaduti nell’Italia che si fida dei punti esclamativi di un uomo solo. Jack preferisce continuare a fidarsi dei punti interrogativi di tutti.
Diego Cugia

mercoledì 19 settembre 2007

D'amore di morte e di altre sciocchezze...


Ma io sono fiero del mio sognare,
di questo eterno mio incespicare
e rido in faccia
a quello che cerchi e che mai avrai!

martedì 18 settembre 2007

Rompi quel Bicchiere



Allora ho liberato una mano, ho preso un bicchiere e l'ho spostato sul bordo del tavolo."Cadrà," ha detto lui "Esatto. Voglio che tu lo faccia cadere". "Romprere un bicchiere? Si, rompere un bicchiere. Un gesto in apparenza semplice, ma che implica terrori che non giungeremo mai a comprendere appieno. Che cosa c'è di sbagliato nel rompere un bicchiere di poco valore, quando tutti noi, senza volerlo, abbiamo già fatto la stessa cosa nella vita? "Rompere un bicchiere?" ha ripetuto. "Per quale motivo?" "Posso spiegartelo," ho risposto. "Ma in verità è solo per romperlo".... "Rompi quel bicchiere", ho insistito io. Rompi quel bicchiere, pensavo, perchè è un gesto simbolico. Cerca di capire che io, dentro di me, ho rotto cose ben più importanti di un bicchiere e ne sono felice. ... Rompi questo bicchiere, per favore, e liberaci da questi maledetti preconcetti, dalla mania che sia necessario spiegare tutto e fare solo quello che gli altri approvano. "Rompi questo bicchiere" gli ho ripetuto. Mi ha fissato negli occhi. Poi, lentamente, ha fatto scivolare la mano sul piano del tavolo, fino a toccare il bicchiere. Con un movimento rapido, lo ha spinto giù.

Riflessi


Nella società dell’immagine
la mia immagine fa schifo
Nella società dell’immagine
mi ha rubato l’anima un amica
Che fingendo compassione
l’ha buttata giù in un sol boccone
Volto mutevole, cangiante
Asimmetrico, su di te
Non posso fare alcun affidamento
Figuriamoci condurre un programma pesante
O essere artista da ricevimento
Non sono più un pezzo d’asta
Ridammi L’anima!!
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Nella società dell’immagine
C’è uno specchio in ogni stanza
Com’è faticoso costruirsi una personalità
E di questa render conto
Alla comunità
Ma com’è bello
Riscoprirsi diversi e particolari

lunedì 17 settembre 2007

Un passo indietro..


Con il senno del poi non ci si fa mai i conti, ma per questa volta farò un’eccezione, non racconterò fatti e aneddoti, ma proverò a raccontare ciò che emozionalmente sento ora in questo momento. Mi sembrava necessario dare una forma a qualcosa che credevo poteva essere concreta e reale nonostante il suo significato prettamente non tangibile. Si parla d’amore spesso, ogni giorno in differenti situazioni e anche a sproposito in ogni caso ne viviamo in funzione; ponendo un significato da dizionario quello che ne viene fuori è qual cosa del genere: “È un sentimento intenso, totalizzante e tendenzialmente esclusivo rivolto verso un oggetto, un animale, una persona, o verso un'entità”, questo è facilmente comprensibile così com’è letto, ma veramente ne riusciamo a capire il vero significato? Solitamente, siamo propensi a definire con un’unica parola una diversità di sentimenti, infatti, per quanto la parola è identica assume diversi significati a seconda da chi è manifestato il sentimento e soprattutto l’oggetto o la persona a cui è rivolta. Voglio porre più attenzione, per quanto è interessante l’amore stesso nel suo valore assoluto in quanto tale, all’amore che fa più male e più bene nella misura in cui si muove per entrambi gli individui in eguale o diversa direzione, più semplicemente quello tra un uomo ed una donna (differenza esclusivamente sessuale per definire semplicemente due individui). Cosa s’innesca dentro di noi che improvvisamente o per gradi iniziamo a provare o esserne le cause di sì potentissimo dittamo? Ovviamente nei miei 32 anni d’esperienza ho solo domande e poche risposte, posso benissimo sostenere che è soggettivo e che per ognuno di noi è differente, i parametri sono lo stesso comuni, inizialmente possiamo parlare di passione, e quindi attrazione fisica, che porta il discorso a quella parte istintiva e selvaggia che ci ricorda che siamo animali con istinto di conservazione, ma c’è dell’altro, in quanto punta di diamante dell’evoluzione, possediamo un cervello più complesso che ci porta l’attenzione e l’interesse anche verso altri fattori, come affinità di carattere, interessi e una serie interminabile e differente che per ognuno di noi è diversa, ma ugualmente comune a tutti. Credo che l’amore sia vissuto diversamente per un uomo rispetto alla donna, in merito ad emozioni ed esigenze che non vorrei elencare qui per inutili polemiche che ne potrebbero emergere, ma sono convinto e ho conferme sessualmente opposte che è diverso e alle volte quasi incomprensibile per entrambi il rispettivo sentire, e qui mi chiedo cosa governi queste diversità quasi abissali, ma evidenti?Ma è sempre stato così? O è una lenta ma prolungata evoluzione che ci ha portato cosi lontani gli uni dagli altri? Siamo così insoddisfatti da aver perso quella semplicità che un tempo remoto ci aiutava ad incontrarci? Oggi ascolto affermazioni dai due fronti in momenti differenti, che ci cerchiamo esclusivamente per una necessità di compagnia, paragonando al ruolo che occuperebbe un addomesticato mammifero come un cane o un gatto. Tutto questo è davvero disarmante, e non voglio davvero citarne alte. Lo stato del single pone (almeno la mia) ad un attenzione pi alta, e osservo quasi come documentarista i comportamenti delle ”coppie” nei loro momenti meno concentrati, e mi rendo conto che discutono su ciò che in quel momento ha meno importanza per l’uno e per l’altra, e mi domando, ma sono ubriachi? Non mi sollevo dalle mie colpe, lo sono stato anche uguale ed identico alle mie “cavie da esperimento”, ma con il desiderio in un’eventuale prossima occasione da non ripetermi in “idiozie da matrimonio” . Le conclusioni mi suonano un po’ così: probabilmente siamo un po’ troppo immaturi e non ancora in grado di essere così altruisti di pensare in funzione alle esigenze di qualcun altro, ponendoci consciamente o inconsciamente sempre un passo in avanti, noi e solo noi prima di tutto e tutti, ma almeno in questo contesto io ci provo… e faccio un passo indietro.

sabato 15 settembre 2007

Poeticherie


Desolati sentieri
tracciano il mio cammino,
a volte l’ombra di viandanti superflui
Destano il mio sguardo,
ma a cuori più fertili il mio
è destinato a cercare.

venerdì 14 settembre 2007

Come và?


Analizzando la domanda la risposta potrebbe semplicemente essere di due tipi: bene o male, ma a mio giudizio questa spesso fà parte delle domande consuete che quotidianamente ne facciamo uso improprio, e spesso senza rendercene conto, circostanze che per un assurdo formalismo ci inducono a farne uso senza avere un reale bisogno, sarebbe più appropriato dire un reale interesse alla risposta. L’importane è solo utilizzare la domanda in un casuale incontro con un conoscente ( accade anche con “amici” che è peggio), e spinti da chissà cosa, porgendo l’inutile domanda alla quale non desideriamo una reale risposta.. che per forza d’educazione arriva comunque, e al 99% è sempre la stessa: TUTTO BENE; si! tutto bene, anche se magari due minuti prima ci siamo sfogati con l’amico del cuore o la confidente di turno, di tutto quello che ovviamente non va bene, e sempre nella maggior parte dei casi non va mai bene quasi nulla, tutti pronti in libertà ad elencare una serie di fatti che non ingranano, secondo quello che più desideriamo, insomma la vita comune, fatta di amore, lavoro salute, famiglia, tempo libero, tutto quello che comunemente rientra nella vita di un uomo o una donna. Ogni giorno, ogni santo giorno incontro una miriade di persone che con forme differenti, sorridenti avanzano e mi chiedono come và? Io mi domando ma è mai possibile che a tutti interessi davvero di me? che poi, “come và” è una domanda molto generica, alle volte risponderei come và cosa? Il lavoro?la mia vita sentimentale? Per sapere come sto? Se sono felice, triste, inquieto?. É davvero disarmante e resto in silenzio e mi viene da ridere, perchè credo sia davvero una domanda stupida, spesso e volentieri; preso da questi pensieri e riflessioni ho deciso di reagire a consuetudine sbrigativa e superficiale, e in ambito lavorativo, X (non farò il nome per questioni di privacy), mi vede, sorride, da lontano si avvicina, mi chiede:come và? Io, rispondendo con analogo sorriso, ma con sguardo interrogativo e attento, rispondo alla domanda con un’altra, diversa e particolare, pronuncio il suo nome richiamando la sua attenzione e chiedo: vuoi una risposta di circostanza o sei seriamente interessato a sapere di me? Perché vedi, se vuoi quella di circostanza nessun problema e ti direi TUTTO BENE, ma se vuoi la VERITA’, allora occorreranno più di due parole per soddisfare la tua apparente semplice domanda, e ho continuato a fissarlo sorridendo e davvero interessato a quello che avrebbe risposto; ovviamente non fui sorpreso quando vidi la sua espressione, che mutava dal superficiale installato di default allo smarrito ed impreparato, dopo alcuni secondi le sue parole incespicanti giustificavano una richiesta pour parler, semplicemente quello, sorrisi e lo salutai. A questo punto mi congedo, e a tutti coloro che incuriositi volessero sapere come và? Non preoccupatevi la mia risposta sarà: TUTTO BENE