sabato 22 novembre 2008

L’Osservatore...

... Dal suo angolo fa ciò che è nella sua natura. Guarda con occhi velati ciò che lo circonda e ritrova nel suo vagare, orrori comuni, sentimenti carichi di contrasto. L'osservatore guarda e pensa,assorbe e trae conclusioni tenendole per sè. Guarda attorno a sè e cela lo sconcerto per ciò che osserva. Manifestazioni di caos che vorrebbe saper padroneggiare. L'osservatore è dotato del nome della temperanza, nell'abitudine allo sconcerto talvolta trova tregua. Nel groviglio dei propri pensieri, con immensa pazienza riesce a ritrovare un filo logico con cui sgarbugliare il nodo e trovare una verità dove tutti i tasselli si incastrino in un mosaico perfetto. Un mosaico la cui vista provoca una lucida rassegnazione. L'osservatore, nell'edonismo dato dalla bellezza illuminata e dall' emozionalità del buio trova la perfezione. Nello stesso squilibrio risiede un naturale equilibrio. Il naturale equilibrio delle cose. La ripartizione biunivoca che risiede nel nostro stesso corpo. Due braccia e due mani con cui poter ghermire, toccare, palpare. Due gambe e due piedi con cui potersi muovere, calpestare. Due narici con cui poter respirare, due labbra da dischiudere per poter svelare, assaggiare con avidità il sapore. Due orecchie che si riempiono di parole, che captano rumori e suoni, melodie in cui perdersi. E due occhi. Due occhi con cui osservare. Con cui risucchiare ciò che ci circonda. Ma un'anima. Una soltanto. Con cui elaborare le immagini e renderle proprie.

Desolante carenza di osservartori. E' questo ciò che l'osservatore, inesorabilmente osserva

lunedì 17 novembre 2008

MATRIX...?

Intuisci qualcosa che non riesci a spiegarti. Senti solo che c'è. È tutta la vita che hai la sensazione che ci sia qualcosa che non quadra nel mondo. Non sai bene di che si tratta, ma l'avverti.È un chiodo fisso nel cervello, da diventarci matto. La risposta è intorno a noi, è il mondo che ci è stato messo dinanzi agli occhi, per nasconderci la verità. Che siamo schiavi di una prigione senza sbarre, una prigione per le nostre menti.

venerdì 14 novembre 2008

Le parole sono importanti

E’ innegabile il fatto che Obama sia di colore, forse la sua pelle e’ piu’ scura di quella di Colin Powell, decisamente e’ piu’ chiara di quella della Rice, ma questa definizione, questa sorta di perifrasi per riferirsi ad Obama mi sembra fuori luogo.
Potevate scrivere: “del senatore dell’Illinois”, “del candidato democratico”, “del leader democratico”, “di Barack Obama”, ecc ecc. Con tutti questi sinonimi, con tutte queste alternative, c’era davvero bisogno di ricorrere al colore della pelle????… e quando mai Mc Cain e’ stato indicato come il senatore bianco?

Perché ci sono parole che sembrano dire altro dal loro suono?