sabato 29 settembre 2007

NOI o VOI ? ma chi siete voi? ma chi siamo noi?


NOI SIAMO VOI E VOI SIETE NOI, QUINDI TUTTI NOI SIAMO UN UNICO GRANDE NOI E NOI NON SIAMO QUINDI PIU' DEI VOI PER VOI COME VOI NON SIETE PIU' (E COMUNQUE MAI STATI) DEI VOI PER NOI . SIAMO SOLO NOI.

venerdì 28 settembre 2007

giovedì 27 settembre 2007

Tornanti e Panorami


La perfezione delle rotondità son quasi mistici presagi, sufficiente solo contemplarli, lasciandoli immacolati e perfetti lì come sono, per quanto la tentazione s’incarna nelle viscere, contorcendo le budella, un freno m’impone il culto di quella si fatta per natura ghiandola mammaria che esige regole di forma e posizione binario cardine che fa della simmetria una fede, ponendo identico legame, secondo solo in descrizione o per legge di gravità che spinge lo sguardo più in basso come un tempio con tutte le perfezioni circolari che la geometria comanda, maestose colline più grandi delle precedenti, ma anch’esse precise per simmetria fermano il respiro.. e in silenzio ipnotico seguiamo le sfere danzanti e il sinuoso ancheggio che si confonde nell’ombra.

Aquiloni


La vita di un "uomo" cambia radicalmente quando un evento esterno sconvolge i suoi piani, come aquiloni rigogliosi tendiamo verso il sole sicuri del filo che ci tiene componiamo vorticose acrobazie con le regole assegnate nella limitatezza del filo di nylon, simile ad aquile c’imponiamo al vento in ascese velocissime simili ad aeroplani.. incontrastati libriamo nel circoscritto raggio di nylon. Le casualità sono incluse nel gioco e ci mettono alla prova (per arcani intenti) e il nylon si spezza rendendoci liberi, e si apre uno spazio vastissimo a cui non siamo preparati il panico prende forma e potere dei nostri pensieri, Entropia dogmatica, confonde ogni certezza che si sgretola nel vento come un pugno di sabbia fino all’ultimo granello, poi la disperazione all’limite della follia, spinge i più audaci a seguire tutte le irrazionali scelte che il caos gli offre.. fino a nuovi progetti radicali, inconsciamente terapeutici, quasi a rinnegare quel filo di nylon che tanto ci rassicurava.

Paura degli Insetti?



Cosa direbbero di lui i potenti a telecamere spente? O soprattutto quali progetti per farlo tacere?Se fosse un romanzo di Shakespeare, il monologo di un Re verso il grillo più pericoloso che c’è:

Né quel suo parlare,benché scucito,
era un parlare pazzo.
C'è qualche cosa in lui
su cui la sua tristezza sta covando,
ed ho una gran paura che
la covata sia pericolosa.
Perciò, per precauzione,
ho già disposto di spedirlo
senz'altro “Lontano”
a reclamare il tributo arretrato.
Altri mari, altre terre,
con le lor varie e diverse atmosfere
può darsi che riescano a fugargli
quel qualcosa che gli sta fitto in mente,
su cui batte e ribatte il suo cervello,
estraniandolo tanto da se stesso.
Ché la pazzia dei grandi
non deve rimanere incustodita.

Dopo la fine... titoli di Coda


i morti sono tutti uguali, si è detto, e dunque vanno onorati tutti nello stesso modo, ed è così: i morti sono tutti uguali, ma il giudizio dovrebbe riguardare solo quanto hanno fatto, o non hanno fatto, da vivi. I morti sarebbe meglio lasciarli dormire, e invece essi vengono riesumati e ricomposti di continuo, e usati di continuo per gli scopi più bassi e meschini, col risultato che si continua a raccontare sempre e soltanto la storia di un fallimento dopo l'altro, a cui manca sempre la parola fine, cioè manca sempre un responsabile. In fondo, pensai, è esattamente quello che faccio anch'io. Cercare di dare un senso al mio proprio frammento di presente in quanto presente in cui il passato non smette di crollare"

Cinico


E' l'esatto opposto del partecipativo. Se qualcuno muore sullo schermo, il cinico dirà che in realtà non è morto veramente, alzando il sopracciglio. Se due si baciano, lui dirà "lei non lo ama", ma non con lo spirito che avrebbe il partecipativo, ma riferendosi al fatto che l'attrice che compare in quel momento sullo schermo è fidanzata con un altro noto attore, non con quello che sta baciando. (Nota: il didascalico in questa situazione direbbe lo stesso, soprattutto se quello che viene baciato è un vecchio e ricco magnate e lei ha affisso, nella scena precedente, dei cartelloni con su scritto "E' tutta una finta, voglio solo i suoi soldi.")Durante la proiezione di Casino Royale. Alla scena della tortura di 007, l'uomo seduto dietro di me ha obiettato che Craig Daniels non si stava davvero prendendo delle mazzate sulle palle. Ma forse l'ha detto per esorcizzare quel senso di disagio che tutti gli spettatori maschi stavano provando in sala in quel momento.

martedì 25 settembre 2007

La Voce


La mia culla era a ridosso d'una biblioteca,
tetra Babele in cui romanzi, scienza,
storielle, tutto, la cenere latina
e la polvere greca s'ammucchiavano.
La mia altezza era quella d'un in-folio.
Due voci mi parlavano:
l'una mi diceva, insidiosa e ferma:
"La terra è una gran torta
dal sapore squisito; io posso
(e il tuo piacere sarebbe senza limiti!)
suscitare in te un eguale appetito".
E l'altra: "Vieni oh! vieni a viaggiare lontano
nel sogno, oltre il possibile, oltre il conosciuto!"
Questa cantava come il vento delle rive,
fantasma che vagisce, da chissà dove venuto,
che accarezza l'orecchio e insieme l' atterrisce.
Io ti risposi: "Si, dolce voce!". E a quell'epoca
risale quella che può dirsi, ahimè! la mia ferita
e la mia fatalità. Dietro i tanti scenari
dell' esistenza immensa, nel più nero fondo dell'abisso,
vedo distintamente mondi strabilianti,
e della mia chiaroveggenza estatica vittima
io stesso, mi trascino dietro serpenti
che s'avventano a morsi contro le mie scarpe.
É da allora che, in tutto simile ai profeti,
così teneramente amo i deserti e il mare;
che rido ai funerali e piango nelle feste,
e trovo un gusto soave nel vino più amaro;
che prendo il più delle volte i fatti per menzogne,
e, gli occhi al cielo, cado nelle buche, distratto.
Ma la voce mi consola, dice: " Tieniti i tuoi sogni:
i savî non ne hanno di belli come i matti!"

Gradini

Come ogni fior languisce e giovinezza
cede a vecchiaia, anche la vita in tutti
i gradi suoi fiorisce, insieme ad ogni
senno e virtù, nè può durare eterna.
Quando la vita chiama, il cuore sia
pronto a partire ed a ricominciare,
per offrirsi sereno e valoroso,
ad altri, nuovi vincoli e legami.
Ogni inizio contiene una magia
che ci protegge e a vivere ci aiuta.
Dobbiamo attraversare spazi e spazi
senza fermare in alcun d'essi il piede,
lo spirto universal non vuol legarci
ma su di grado in grado sollevarci.
Appena ci avvezziamo ad una sede
rischiamo di infiacchire nell'ignavia;
sol chi è disposto a muoversi e partire
vince la consuetudine inceppante.
Forse il momento stesso della morte
ci farà andare incontro a spazi nuovi;
della vita il richiamo non ha fine...
Su, cuore mio, congedati e guarisci!

lunedì 24 settembre 2007

Utopia


Tu che mi hai detto sì
tu non sai con chi
stai parlando tu
vuoi vivere con me
ma non sai che io
sto cercando una che non parli,
che cucini, che mi stiri le camicie
e mi lavi anche i calzini…

venerdì 21 settembre 2007

Diventa "principe" e accende un mutuo


Per definizione, il Principe Azzurro è il sogno d’ogni donna, ragazza, bambina da tempi immemorabili, in ogni parte del mondo il fattore comune è l’idea del Principe Azzurro, questo grazie alle meravigliose fiabe le quali hanno caratterizzato l’infanzia di molti, e la Walt Disney ci ha messo ovviamente del suo, con Biancaneve, Cenerentola e le loro eredi come la Sirenetta. Sicuramente, tutto splendido, bellissimo, per chi ha un minimo di sensibilità, l’incanto del lieto fine e la fatidica frase “ e vissero felici e contenti”, chi non mai ha sognato di viverla in prima persona? chi? Tutti, ognuno di noi lo ha sognato e a volte sperato, certo, per i maschietti ammettere un lato sensibile di fronte a Biancaneve potrebbe essere un po’ fastidioso, ma per ora sorvoliamo sui maschietti, infatti, l’argomento prevede come protagonisti il gentil sesso, e l’oggetto del desiderio, sì fatto nelle forme e sembianze del Principe Azzurro con piuma e cavallo bianco.
La consapevolezza odierna per il comune parlare trova che, mai noi pelosi esemplari del così detto “sesso forte” avremo caratteristiche tali da somigliare all’uomo vestito d’azzurro con piuma e cavallo bianco, escludendo a priori la presenza di un castello immerso nel verde, localmente improbabile da raggiungere privi di navigatore gps. Oggi le donne sono convinte che questo stupido supereroe da fiaba privo di personalità, ma in possesso di nobile destriero, non esista e in realtà non è mai esistito, questo ha causato uno scompenso affettivo, il quale le ha portate inevitabilmente a riversare tale mancanza sotto forma di rancore, sul resto dell’umanità d’opposta natura priva di quei requisiti inculcati di generazione in generazione dagli albori del tempo ad oggi.
Ovviamente solo noi eravamo e siamo i soli depositari di speranze e attese che immancabilmente nella realtà sfumano così come ogni giorno sorge il sole, arduo fardello per noi da sopportare in quanto solo il sogno e il desiderio delle dette sognatrici porta il nome di Principe Azzurro, con tutto quel che ne consegue in forma di romanticismo fiabesco che distingue il personaggio, sì perché nell’atto pratico, al momento della scelta ogni desiderio e sogno cede il posto alla concretezza del reale, mettendo da parte anche quei sentimenti che forse dovrebbero pur esistere nel comune vissuto. Concretezza freddamente vista dai miei occhi, in una scelta spinta esclusivamente da presupposti d’affidabilità, nella fattispecie economica per i nostri giorni e un presupposto di continuità futura. Affidabilità che per quanto sembri, una parola positiva, nel contesto smonta ogni ideologia e fondamenta che rappresentavano la base di un rapporto, la volontà del vivere insieme legato da chimica e alchimia che poco si combinano con raziocinio e praticità, che invece governano ora lo scenario collettivo dell’universo in rosa, spinte anche da desiderio d’erede, non tanto per l’infante, ma per l’egoistico desiderio di soddisfare biologicamente quell’istinto che già i primati possedevano.
Dall’altra parte, ci siamo noi quelli che vengono scelti per la continuità della specie, per quanto questo possa apparire squallido e sbrigativo, in realtà è quello che avviene in natura, nelle migliaia di specie animali(e l’uomo non fa differenza), la femmina sceglie il maschio dominante più sano è più forte che possa garantirle una progenie robusta e una più semplice sopravvivenza della razza. I criteri di scelta per la donna, si discostano un po’, ma conservano in ogni caso il bisogno di affidabilità che l’uomo può darle, non più sotto forma di caratteristiche fisiche (quelle ci sono, ma solo dal puro lato estetico e non funzionale), ma quella sicurezza economica necessaria a garantire equilibrio e prosperità nell’ambito famigliare. Ebbene gli obbiettivi sono: il coronamento delle nozze o convivenza, ed un discendente, questi non più conseguenti di una scelta emozionale che inspiegabilmente ci spingeva verso qualcuno rispetto a qualcun altro, ma veri ed unici traguardi da ottenere, il compagno di viaggio resta marginalmente estraneo e di quasi irrilevante importanza.
Ovviamente non credo, o meglio, nutro ancora speranza che questo non vale per tutte, e in qualche parte di mondo esiste ancora colei che attende il suo principe in calzamaglia, e sia pronta a dividere il mondo o un bivano senza posto auto a patto che sia solo con lui…

giovedì 20 settembre 2007

Eco dall'Inferno




Siamo qui per un sogno: il sogno di poter tornare a sognare. Mi basta guardarvi per essere certo che nessuno potrà mai seppellire i nostri sogni. Siamo tutti soli, siamo tutti diversi, ma siamo tutti insieme e condividiamo molte speranze, molte paure, molti ideali. Ho cercato il sogno comune facendo un viaggio dentro me stesso. Siamo Noi con tante celle con dentro migliaia di “Io”. Ci sono Io Presentabili ed Io Impresentabili. Quando andiamo in giro per le strade, scegliamo quasi sempre d’indossare la nostra personalità più presentabile, l’Io da passeggio, o l’Io vestito da sera. Quello che ha maggiori possibilità di sopravvivere, forse perché è la nostra coscienza più mediocre, quella che dice sempre “Sì” o “Ni”, quella che abbassa gli occhi di fronte alle ingiustizie, alla corruzione, alla miseria e al dolore degli oppressi, dei diversi, dei deboli “perché non ti conviene; perché ti metti nei guai; perché va’ con chi vince; perché sta zitto e fregatene, in fondo non sono affari tuoi. Ma la stoffa di questo “Io” da passeggio poi ci soffoca, è una seta gelida, un’anima morta. L’Italia piena di questi sudari che camminano. Allora noi abbiamo cercato caldo all’inferno, perché siamo partiti alla ricerca di Jack, il “nostro” Jack: quello rinchiuso al buio in una gabbia così inaccessibile che nessuno lo potesse sentire, perché era stato “cattivo”, il più cattivo di tutti noi “Io”. Jack quello che dice sempre No, l’insolente, il vagabondo, il sognatore, il ribelle, il rompiballe, la nostra personalità più impresentabile, quello che se non riesce a farsi amare si fa odiare, quello che “tu finirai male, figlio mio”; Jack l’ultimo della classe, il guastafeste, capace d’ingraziarsi i potenti e, quando è in cima ai loro favori, di sbeffeggiarli, ma nessuno lo potrà mai capire perché è un gioco a perdere, un calcio al Potere. Jack, la luna nera. Il condannato. …Ma anche l’uomo capace di sognare di essere un albatro e di volare verso un sole d’oro. Per questo, dovevamo dargli un microfono. Dare il microfono all’Io che teniamo in prigione nel nostro braccio della morte, costituisce un rischio altissimo, per i vecchi noi stessi, per i compromessi che Jack ci farà esplodere dentro, e per la mediocre società, quella che o lo deride, o lo disprezza, o l’ignora; perché Jack è un italiano fuori posto, non etichettabile, quindi incontrollabile e capace di una rivoluzionaria tenerezza sociale. Jack è pericoloso perché si fa continue domande, mentre per noi sono pericolosi quei giornalisti che non se le fanno più, e soprattutto quei governanti che non hanno mai dubbi. Siamo ricaduti nell’Italia che si fida dei punti esclamativi di un uomo solo. Jack preferisce continuare a fidarsi dei punti interrogativi di tutti.
Diego Cugia

mercoledì 19 settembre 2007

D'amore di morte e di altre sciocchezze...


Ma io sono fiero del mio sognare,
di questo eterno mio incespicare
e rido in faccia
a quello che cerchi e che mai avrai!

martedì 18 settembre 2007

Rompi quel Bicchiere



Allora ho liberato una mano, ho preso un bicchiere e l'ho spostato sul bordo del tavolo."Cadrà," ha detto lui "Esatto. Voglio che tu lo faccia cadere". "Romprere un bicchiere? Si, rompere un bicchiere. Un gesto in apparenza semplice, ma che implica terrori che non giungeremo mai a comprendere appieno. Che cosa c'è di sbagliato nel rompere un bicchiere di poco valore, quando tutti noi, senza volerlo, abbiamo già fatto la stessa cosa nella vita? "Rompere un bicchiere?" ha ripetuto. "Per quale motivo?" "Posso spiegartelo," ho risposto. "Ma in verità è solo per romperlo".... "Rompi quel bicchiere", ho insistito io. Rompi quel bicchiere, pensavo, perchè è un gesto simbolico. Cerca di capire che io, dentro di me, ho rotto cose ben più importanti di un bicchiere e ne sono felice. ... Rompi questo bicchiere, per favore, e liberaci da questi maledetti preconcetti, dalla mania che sia necessario spiegare tutto e fare solo quello che gli altri approvano. "Rompi questo bicchiere" gli ho ripetuto. Mi ha fissato negli occhi. Poi, lentamente, ha fatto scivolare la mano sul piano del tavolo, fino a toccare il bicchiere. Con un movimento rapido, lo ha spinto giù.

Riflessi


Nella società dell’immagine
la mia immagine fa schifo
Nella società dell’immagine
mi ha rubato l’anima un amica
Che fingendo compassione
l’ha buttata giù in un sol boccone
Volto mutevole, cangiante
Asimmetrico, su di te
Non posso fare alcun affidamento
Figuriamoci condurre un programma pesante
O essere artista da ricevimento
Non sono più un pezzo d’asta
Ridammi L’anima!!
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Nella società dell’immagine
C’è uno specchio in ogni stanza
Com’è faticoso costruirsi una personalità
E di questa render conto
Alla comunità
Ma com’è bello
Riscoprirsi diversi e particolari

lunedì 17 settembre 2007

Un passo indietro..


Con il senno del poi non ci si fa mai i conti, ma per questa volta farò un’eccezione, non racconterò fatti e aneddoti, ma proverò a raccontare ciò che emozionalmente sento ora in questo momento. Mi sembrava necessario dare una forma a qualcosa che credevo poteva essere concreta e reale nonostante il suo significato prettamente non tangibile. Si parla d’amore spesso, ogni giorno in differenti situazioni e anche a sproposito in ogni caso ne viviamo in funzione; ponendo un significato da dizionario quello che ne viene fuori è qual cosa del genere: “È un sentimento intenso, totalizzante e tendenzialmente esclusivo rivolto verso un oggetto, un animale, una persona, o verso un'entità”, questo è facilmente comprensibile così com’è letto, ma veramente ne riusciamo a capire il vero significato? Solitamente, siamo propensi a definire con un’unica parola una diversità di sentimenti, infatti, per quanto la parola è identica assume diversi significati a seconda da chi è manifestato il sentimento e soprattutto l’oggetto o la persona a cui è rivolta. Voglio porre più attenzione, per quanto è interessante l’amore stesso nel suo valore assoluto in quanto tale, all’amore che fa più male e più bene nella misura in cui si muove per entrambi gli individui in eguale o diversa direzione, più semplicemente quello tra un uomo ed una donna (differenza esclusivamente sessuale per definire semplicemente due individui). Cosa s’innesca dentro di noi che improvvisamente o per gradi iniziamo a provare o esserne le cause di sì potentissimo dittamo? Ovviamente nei miei 32 anni d’esperienza ho solo domande e poche risposte, posso benissimo sostenere che è soggettivo e che per ognuno di noi è differente, i parametri sono lo stesso comuni, inizialmente possiamo parlare di passione, e quindi attrazione fisica, che porta il discorso a quella parte istintiva e selvaggia che ci ricorda che siamo animali con istinto di conservazione, ma c’è dell’altro, in quanto punta di diamante dell’evoluzione, possediamo un cervello più complesso che ci porta l’attenzione e l’interesse anche verso altri fattori, come affinità di carattere, interessi e una serie interminabile e differente che per ognuno di noi è diversa, ma ugualmente comune a tutti. Credo che l’amore sia vissuto diversamente per un uomo rispetto alla donna, in merito ad emozioni ed esigenze che non vorrei elencare qui per inutili polemiche che ne potrebbero emergere, ma sono convinto e ho conferme sessualmente opposte che è diverso e alle volte quasi incomprensibile per entrambi il rispettivo sentire, e qui mi chiedo cosa governi queste diversità quasi abissali, ma evidenti?Ma è sempre stato così? O è una lenta ma prolungata evoluzione che ci ha portato cosi lontani gli uni dagli altri? Siamo così insoddisfatti da aver perso quella semplicità che un tempo remoto ci aiutava ad incontrarci? Oggi ascolto affermazioni dai due fronti in momenti differenti, che ci cerchiamo esclusivamente per una necessità di compagnia, paragonando al ruolo che occuperebbe un addomesticato mammifero come un cane o un gatto. Tutto questo è davvero disarmante, e non voglio davvero citarne alte. Lo stato del single pone (almeno la mia) ad un attenzione pi alta, e osservo quasi come documentarista i comportamenti delle ”coppie” nei loro momenti meno concentrati, e mi rendo conto che discutono su ciò che in quel momento ha meno importanza per l’uno e per l’altra, e mi domando, ma sono ubriachi? Non mi sollevo dalle mie colpe, lo sono stato anche uguale ed identico alle mie “cavie da esperimento”, ma con il desiderio in un’eventuale prossima occasione da non ripetermi in “idiozie da matrimonio” . Le conclusioni mi suonano un po’ così: probabilmente siamo un po’ troppo immaturi e non ancora in grado di essere così altruisti di pensare in funzione alle esigenze di qualcun altro, ponendoci consciamente o inconsciamente sempre un passo in avanti, noi e solo noi prima di tutto e tutti, ma almeno in questo contesto io ci provo… e faccio un passo indietro.

sabato 15 settembre 2007

Poeticherie


Desolati sentieri
tracciano il mio cammino,
a volte l’ombra di viandanti superflui
Destano il mio sguardo,
ma a cuori più fertili il mio
è destinato a cercare.

venerdì 14 settembre 2007

Come và?


Analizzando la domanda la risposta potrebbe semplicemente essere di due tipi: bene o male, ma a mio giudizio questa spesso fà parte delle domande consuete che quotidianamente ne facciamo uso improprio, e spesso senza rendercene conto, circostanze che per un assurdo formalismo ci inducono a farne uso senza avere un reale bisogno, sarebbe più appropriato dire un reale interesse alla risposta. L’importane è solo utilizzare la domanda in un casuale incontro con un conoscente ( accade anche con “amici” che è peggio), e spinti da chissà cosa, porgendo l’inutile domanda alla quale non desideriamo una reale risposta.. che per forza d’educazione arriva comunque, e al 99% è sempre la stessa: TUTTO BENE; si! tutto bene, anche se magari due minuti prima ci siamo sfogati con l’amico del cuore o la confidente di turno, di tutto quello che ovviamente non va bene, e sempre nella maggior parte dei casi non va mai bene quasi nulla, tutti pronti in libertà ad elencare una serie di fatti che non ingranano, secondo quello che più desideriamo, insomma la vita comune, fatta di amore, lavoro salute, famiglia, tempo libero, tutto quello che comunemente rientra nella vita di un uomo o una donna. Ogni giorno, ogni santo giorno incontro una miriade di persone che con forme differenti, sorridenti avanzano e mi chiedono come và? Io mi domando ma è mai possibile che a tutti interessi davvero di me? che poi, “come và” è una domanda molto generica, alle volte risponderei come và cosa? Il lavoro?la mia vita sentimentale? Per sapere come sto? Se sono felice, triste, inquieto?. É davvero disarmante e resto in silenzio e mi viene da ridere, perchè credo sia davvero una domanda stupida, spesso e volentieri; preso da questi pensieri e riflessioni ho deciso di reagire a consuetudine sbrigativa e superficiale, e in ambito lavorativo, X (non farò il nome per questioni di privacy), mi vede, sorride, da lontano si avvicina, mi chiede:come và? Io, rispondendo con analogo sorriso, ma con sguardo interrogativo e attento, rispondo alla domanda con un’altra, diversa e particolare, pronuncio il suo nome richiamando la sua attenzione e chiedo: vuoi una risposta di circostanza o sei seriamente interessato a sapere di me? Perché vedi, se vuoi quella di circostanza nessun problema e ti direi TUTTO BENE, ma se vuoi la VERITA’, allora occorreranno più di due parole per soddisfare la tua apparente semplice domanda, e ho continuato a fissarlo sorridendo e davvero interessato a quello che avrebbe risposto; ovviamente non fui sorpreso quando vidi la sua espressione, che mutava dal superficiale installato di default allo smarrito ed impreparato, dopo alcuni secondi le sue parole incespicanti giustificavano una richiesta pour parler, semplicemente quello, sorrisi e lo salutai. A questo punto mi congedo, e a tutti coloro che incuriositi volessero sapere come và? Non preoccupatevi la mia risposta sarà: TUTTO BENE