venerdì 14 settembre 2007

Come và?


Analizzando la domanda la risposta potrebbe semplicemente essere di due tipi: bene o male, ma a mio giudizio questa spesso fà parte delle domande consuete che quotidianamente ne facciamo uso improprio, e spesso senza rendercene conto, circostanze che per un assurdo formalismo ci inducono a farne uso senza avere un reale bisogno, sarebbe più appropriato dire un reale interesse alla risposta. L’importane è solo utilizzare la domanda in un casuale incontro con un conoscente ( accade anche con “amici” che è peggio), e spinti da chissà cosa, porgendo l’inutile domanda alla quale non desideriamo una reale risposta.. che per forza d’educazione arriva comunque, e al 99% è sempre la stessa: TUTTO BENE; si! tutto bene, anche se magari due minuti prima ci siamo sfogati con l’amico del cuore o la confidente di turno, di tutto quello che ovviamente non va bene, e sempre nella maggior parte dei casi non va mai bene quasi nulla, tutti pronti in libertà ad elencare una serie di fatti che non ingranano, secondo quello che più desideriamo, insomma la vita comune, fatta di amore, lavoro salute, famiglia, tempo libero, tutto quello che comunemente rientra nella vita di un uomo o una donna. Ogni giorno, ogni santo giorno incontro una miriade di persone che con forme differenti, sorridenti avanzano e mi chiedono come và? Io mi domando ma è mai possibile che a tutti interessi davvero di me? che poi, “come và” è una domanda molto generica, alle volte risponderei come và cosa? Il lavoro?la mia vita sentimentale? Per sapere come sto? Se sono felice, triste, inquieto?. É davvero disarmante e resto in silenzio e mi viene da ridere, perchè credo sia davvero una domanda stupida, spesso e volentieri; preso da questi pensieri e riflessioni ho deciso di reagire a consuetudine sbrigativa e superficiale, e in ambito lavorativo, X (non farò il nome per questioni di privacy), mi vede, sorride, da lontano si avvicina, mi chiede:come và? Io, rispondendo con analogo sorriso, ma con sguardo interrogativo e attento, rispondo alla domanda con un’altra, diversa e particolare, pronuncio il suo nome richiamando la sua attenzione e chiedo: vuoi una risposta di circostanza o sei seriamente interessato a sapere di me? Perché vedi, se vuoi quella di circostanza nessun problema e ti direi TUTTO BENE, ma se vuoi la VERITA’, allora occorreranno più di due parole per soddisfare la tua apparente semplice domanda, e ho continuato a fissarlo sorridendo e davvero interessato a quello che avrebbe risposto; ovviamente non fui sorpreso quando vidi la sua espressione, che mutava dal superficiale installato di default allo smarrito ed impreparato, dopo alcuni secondi le sue parole incespicanti giustificavano una richiesta pour parler, semplicemente quello, sorrisi e lo salutai. A questo punto mi congedo, e a tutti coloro che incuriositi volessero sapere come và? Non preoccupatevi la mia risposta sarà: TUTTO BENE

1 commento:

N.808 ha detto...

Bhe...che dire, il festival della banalità che si può gustare ascoltando le chiacchiere da bar sport, si racchiudono tutte in quella frase. La gente, o, i common people, come spesso usiamo chiamarli, non ne sembrano minimamente toccati, vivendo in questa coltre di consuetudine e finto perbenismo.
Ma noi, ne siamo veramente usciti? non lo so, ma in compenso aggiungerei anche un: "Posso fare qualcosa per te?".